Emanuela Lena

Libro serie Poiesis #9 Semplicemente, col tempo, 2020, Mista su libro, 25x25


Emanuela Lena

1964, ROMA (RM) - IT

Vivo e lavoro a Roma. Autodidatta, ho una formazione umanistica in psicologia e in psicoanalisi. Mi occupo da anni di disagio psichico e ho lavorato in passato con i bambini violati e i rifugiati politici. Alla radice della mia esperienza c’è la ferita, la capacità di custodirla, l’incontro con l’altro e la via meditativa. Tutto ciò influenza il mio fare artistico che include pittura, scultura, installazione e libri d’artista ed anche la scelta di taluni materiali come i lenzuoli, o l’uso dell’ago e del filo.
Il creare è stato, all’inizio, un atto riparatore nel tentativo di ricucire una lacerazione in continua, segreta e vana azione di ordinamento; una ricerca volta all’impercettibile, a ciò che è inscritto nella logica dell’inconscio. Nei primi lavori nei quali ho indagato i concetti dell’impermanenza, della fragilità umana, del farsi e disfarsi delle cose, o in quelli sulle donne private della loro libertà o nella serie dedicata ad Etty Hillesum, appaiono lacerti, frammenti, ossa. La matrice è bianca ma ombre e sbavature di cenere residuale la contaminano e si ravvisa la necessità di indagare l’Ombra psichica. Azzerando negli anni ogni traccia di elemento figurale, ho poi orientato il percorso all’indagine sulla materia e sul segno utilizzando un linguaggio atemporale sempre più monocromatico e concentrando il lavoro sul senso archetipico, quantico, e spirituale del nodo. Utilizzato come simbolo, poiché tutti i fenomeni fisici non sono altro che un annodarsi all'infinito di particelle atomiche, descrive il legame profondo che lega l'uomo a tutte le creature, senzienti e non, dell'universo. Sono nati così i Contextus del ciclo Contextere, quadri aggettanti che sembrano architetture, in cui i lenzuoli, resi simili a funi, si aggrovigliano in nodi e reti bianche. Dalla tessitura mi piacerebbe che si cogliesse un aspetto di infinito, perché in infiniti modi si annodano i fili e lo stesso agire potrebbe dipanarsi eternamente nella costruzione di questa partitura musicale che a me serve per rappresentare simbolicamente tutto l’universo. Infine, nei cicli più recenti quali Binding o Poiesis il lavoro ruota attorno alla creazione di versi che nascono da vocaboli trovati a caso e che assemblo in assonanze inattese. A volte uso il tessuto che si fa nodo e che custodisce, celando, parte del contenuto sacro del libro ma alcune parole emergono dal tentativo di essere racchiuse e diventano fraseggio, poesia, canto.
Il nodo, spesso presente nel mio lavoro, è dunque un archetipo, dove individuo e cosmo, particolare e universale, si uniscono, e, al tempo stesso, è un simbolo del legame uomo-ambiente-animale che è per me legame fisico e spirituale.
Sono stata invitata alla Bienal del fin del Mundo in Argentina, al Celeste Prize di New York, e in numerose collettive in Italia e all’estero. Personali a Parigi a cura di Vittoria Biasi, a Roma a cura di Simonetta Lux, al Museo Archeologico di Anzio a cura di Lori Adragna.

Opera venduta